Il lavoro di LIFE GREEN4BLUE sulla vegetazione ripariale per sostenere la biodiversità in pianura
Gli eventi metereologici estremi che si sono verificati nel mese di maggio in Emilia-Romagna hanno mostrato la fragilità e vulnerabilità dei nostri territori.
Questo tipo di eventi, sempre più intensi e frequenti, sono una conseguenza dei cambiamenti climatici a cui i territori e le comunità devono dare le giuste risposte in termini di adattamento e mitigazione.
In questa direzione, è però ancora poca l’attenzione dedicata al ruolo cruciale della biodiversità nella mitigazione e soprattutto nell’adattamento ai cambiamenti climatici, così come è insufficiente la consapevolezza della funzione dei Servizi Ecosistemici restituiti all’uomo nella regolazione e nel mantenimento degli habitat.
I sistemi naturali sono infatti indispensabili alla vita e alle attività umane, e per questa ragione l’insieme delle risorse offerte dall’ambiente naturale – sotto forma di organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche – viene definito come “Capitale Naturale”. I processi naturali che vengono compiuti dagli esseri viventi e che garantiscono la vita sul pianeta, sono definiti Servizi Ecosistemici.
L’ossigeno che respiriamo, indispensabile per sopravvivere nell’atmosfera terrestre, è per esempio un servizio che da oltre 3,5 miliardi di anni realizzano per noi gli organismi fotosintetici (i batteri fotosintetici prima, e successivamente anche le piante). Senza organismi degradatori (batteri, funghi, animali) vivremmo in un mondo di rifiuti. Tutti gli esseri viventi svolgono un servizio che è per noi indispensabile, ma questo servizio può essere espletato solo quando tutte le componenti dell’ecosistema sono intatte e ben integrate tra di loro.
L’interruzione di una catena trofica, ad esempio, o la scomparsa di un habitat e della relativa comunità biotica, hanno un forte impatto sui servizi ecosistemici prodotti. È intuitivo che una foresta produce più ossigeno di quanto ne possa produrre il giardino di casa o un campo coltivato a parità di superficie. La quantità, qualità e varietà dei servizi è infatti proporzionale alla complessità dell’ecosistema che li produce.
La biodiversità è pertanto un elemento costitutivo fondamentale della vita sulla Terra e degli ecosistemi, e rappresenta una componente basilare del Capitale Naturale per garantire l’erogazione dei Servizi Ecosistemici, ma, ciononostante, non è protagonista delle valutazioni economiche e sociali che guidano le scelte di gestione dei territori, così come è fortemente trascurata nell’educazione.
Proteggere la natura e la biodiversità è invece giusto e necessario, così come lo è riconoscere un “valore” al Capitale Naturale, perché disporre di una buona dotazione di servizi ecosistemici significa poter contare su una maggior “ricchezza pro-capite” in termini di risorse e minore vulnerabilità agli eventi naturali e non naturali.
Viceversa, la mancata considerazione del valore degli ecosistemi in termini di benessere reso alle comunità, si traduce automaticamente nella necessità successiva di sostenere ingenti costi per risarcire chi ha subito danni e per ripristinare i servizi persi.
Uno studio pubblicato nel 2020 da BioScience (2) ha riassunto tutto l’insieme dei Servizi Ecosistemici che la vegetazione ripariale fornisce a beneficio degli esseri umani, catalogandoli per importanza. La fascia ripariale e la sua vegetazione costituiscono un ecosistema che si sviluppa nell’interfaccia acqua-terra, e sono un sistema anfibio che per potersi sviluppare ed erogare i propri servizi, proteggendoci da alluvioni, inquinamento, ecc., ha bisogno dell’acqua, quanto della terra.
Per quanto riguarda la mitigazione del rischio legato a fenomeni alluvionali, un prezioso servizio fornito dalla vegetazione ripariale è il controllo dell’erosione degli argini. Come mostrato dallo studio, la composizione delle specie, l’architettura delle radici e la legnosità delle specie sono tutti fattori che influenzano la stabilità degli argini. In questo senso, la riduzione e la frammentazione delle foreste ripariali indebolisce la stabilità idraulica del territorio e la sua capacità di tenuta di fronte agli eventi alluvionali.
Inoltre, la presenza della vegetazione ripariale svolge un importante servizio di regolazione del flusso d’acqua, limitandone la velocità e dissipandone l’energia, consentendo di ridurre i picchi di flussi alluvionali e permettendo un maggiore immagazzinamento della risorsa acqua nel suolo.
In matrici agricole in cui restano solo nuclei frammentati di foreste ripariali, la vegetazione dei fiumi e dei canali consente di trasportare la biodiversità di questi nuclei relitti anche in aree povere di biodiversità attraverso la connessione di queste aree naturali o seminaturali. I corsi d’acqua e la relativa vegetazione ripariale sono delle vere e proprie autostrade per lo spostamento di biodiversità e forniscono spesso l’unico habitat seminaturale in cui le specie possono trovare rifugio e raggiungere l’habitat più idoneo per massimizzare i propri servizi. La ridistribuzione e i riaggiustamenti delle comunità biotiche aumentano la stabilità e la resilienza degli ecosistemi.
In questi ambienti, infine, la vegetazione ripariale ha anche un effetto tampone sui fenomeni di ruscellamento dell’acqua superficiale, impedendo o limitando il trasferimento di prodotti fitosanitari e di altri potenziali inquinanti nell’acqua.
Il mantenimento della vegetazione ripariale è quindi vitale per adattare i territori al cambiamento climatico e costruire corridoi ecologici, ma lo è anche per ridurre la CO2 atmosferica.
Un importante servizio fornito dalle fasce ripariali è infatti anche quello della cattura del carbonio. Le piane alluvionali, le zone umide e le foreste ripariali funzionano come dei bacini che trattengono l’anidride carbonica a lungo termine e sono tra gli ecosistemi che immagazzinano maggiori quantità di gas serra. Lo studio, infatti, cita una media di 63 tonnellate CO2 stoccate per ogni ettaro di vegetazione ripariale, con grande variazione a seconda degli habitat specifici.
Di fronte all’intensificarsi degli effetti dei cambiamenti climatici, e con l’obiettivo di mitigarne il rischio, diventa quindi sempre più importante preparare adeguatamente il territorio, e favorire il mantenimento della vegetazione ripariale lungo i canali delle aree di pianura gioca un ruolo chiave.
In questo senso, Life Green4Blue contribuisce ad un territorio più resiliente grazie alla salvaguardia e alla connessione degli habitat di pianura. Attraverso nuove tecniche di sfalcio selettivo e al ripristino di vegetazione autoctona in aree opportunamente selezionate per fungere da stepping stone tra aree della Rete Natura 2000, il progetto intende infatti raggiungere un equilibrio tra usi produttivi del territorio, ripristino di biodiversità e mantenimento dei servizi prodotti dagli ecosistemi locali.
In aree fortemente vocate alla produzione agraria, infatti, garantire la presenza di aree naturali e seminaturali, e adottare un approccio ecologico nella gestione del territorio, costituisce una ricchezza di pari valore della produzione, in termini di sicurezza, benessere e progresso.
(1) “[…] i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano”, Millenium Ecosystem Assessment, 2005
(2) Bioscience, American Institute of Biological Sciences