La filiera LIFEGREEN4BLUE al lavoro per la biodiversità
Dopo due anni, venerdì 30 settembre si inaugura il vivaio del progetto. Oltre 1000 i vasi su cui si è lavorato, dalla germinazione dei semi alla loro messa a dimora in situ e nelle 152 vasche che formano le lettere LG4B.
In un territorio fortemente antropizzato come il bacino padano, la reintroduzione di biodiversità è un lavoro che richiede ricerca e sperimentazione, ma anche un’ottima sinergia tra i diversi attori che gestiscono il processo nel contesto naturale in cui operano.
La sinergia messa in campo dal progetto LIFEGREEN4BLUE vede il mondo universitario, nella fattispecie il dipartimento DISTAL di UNIBO, e il Consorzio della Bonifica Renana, impegnati nella reintroduzione di specie vegetali autoctone lungo i canali artificiali gestiti dal consorzio stesso.
L’obiettivo è quello di progettare “secondo natura” adottando soluzioni win-win che combinano la salvaguardia e il ripristino della biodiversità degli ecosistemi locali con la sicurezza idraulica dei canali e delle zone umide. Attraverso infatti la realizzazione di 9 stepping stone – 9 tappe lungo i canali dove dare rifugio alle piante autoctone rare e a rischio estinzione – saranno 60 i km di canali artificiali trasformati in corridoi ecologici a supporto degli habitat locali.
Una delle componenti di questa “filiera per la biodiversità” è costituita dal vivaio, realizzato sotto la direzione scientifica del DISTAL in un’area di proprietà del Consorzio della Bonifica Renana, la Tabaccaia, collocata nelle Valli di Argenta. Così, dopo 2 anni di progetto e il contributo di ben 1043 vasi di piante autoctone acquatiche e idrofile, il vivaio si presenta al pubblico con più di 150 vasche che accolgono le piante da destinare alla propagazione nelle stepping stones e lungo i canali.
Ma come si è arrivati fin qui?
Il lavoro è iniziato dalla ricerca e dallo studio del contesto locale e delle adiacenti zone umide per identificare e catalogare le piante autoctone.
Un primo importante risultato è stato raggiunto quindi con la raccolta di semi di diverse specie: Phragmites australis, Typha latifolia, Glyceria maxima, Ceraophyllyum demersum, Myriophyllum spicatum… Tra queste, la più comune degli ambienti palustri è la Tifa, che però è anche in netta diminuzione rispetto al passato per effetto dell’antropizzazione del territorio. Per questo la sua reintroduzione è fondamentale: perché grazie al suo apparato radicale è in grado di contribuire alla tenuta degli argini, e perché è capace anche di un’utilissima azione fitodepurativa dell’acqua.
Una volta raccolti, i semi sono stati fatti germinare nelle serre di UNIBO, per sperimentare i metodi più efficienti per la germinazione e per la successiva propagazione. La germinazione, infatti, è una delle fasi più delicate della vita della pianta, e nel caso di specie acquatiche, è difficile da effettuare in serra. Se a questo aggiungiamo che per molte piante dei canali non si conosce il ciclo vitale, la possibilità di un contesto attento e controllato diventa cruciale per essere in grado di individuare le condizioni più idonee a svegliare il seme dalla dormienza.
Accertata la loro corretta germinazione, le piante erano quindi pronti per essere trasferite nell’area destinata al vivaio, essere reinvasate o messe a dimora. Un lavoro che ha visto ben 1034 vasi con le plantule di 29 specie diverse traslocati a più riprese dalle serre di UNIBO alla Tabaccaia, e che da domani accoglieranno il pubblico organizzati in 152 vasche che formano le lettere LG4B, collocate in uno spazio accogliente e in armonia con il contesto circostante.
Un patrimonio di biodiversità pronto a popolare le sponde dei canali.
Vi aspettiamo venerdì 30 settembre alle ore 11,30, in via Cardinala 1 a Campotto di Argenta (FE).